Come scegliere lo stivale per le pit bike

Come scegliere lo stivale per le pit bike

17 Novembre 2020 Off Di Riccardo Capacchione

Mettetevi bene in testa una cosa oltre al casco: nessun protezione potrà mai evitare che vi facciate male cadendo in moto. Ma tutte le protezioni (certificate) potranno ridurre a un livido doloroso un possibile gomito tritato.

Senza esagerare, tutte le protezioni sono solo in grado di ridurre e non evitare il danno conseguente a un impatto dovuto una caduta in moto (che sia una pit bike, Superstock, MotoGP, il discorso vale sempre).

Se tra chi legge c’è il solito saputello, sappia che chi scrive fa il collaudatore da 25 anni: chilometrista (800 km al giorno) su prototipi di moto di serie, di moto da corsa (solo da Mondiale: SBK, SST, SS, tutte le moto MotoGP per finire con la NSR500 2 tempi di Mick Doohan, a Motegi, in Giappone) e qualche consiglio, non a vanvera posso permettermi di darlo.

In 25 anni ho accumulato 23 fratture, 11 costole, più volte il setto nasale, clavicole e mi fermo, non voglio fare terrorismo ma farvi pensare.

Dato che è “attrezzatura da lavoro”, ho sempre indossato tute, caschi, stivali, guanti (l’air-bag tre anni prima che lo usassero nel Mondiale), provvisti di tecnologia “futuristica” non ancora disponibile al pubblico (per forza, prima mi ci rompevo le ossa io… Pensate, ragazze motocicliste, a cosa ho fatto per voi, eppure l’imprevisto è sempre in agguato: non mi sono mai torto un capello durante una gara o un test “tirato” (beh, qui potreste dire che vi sto fregando essendo pelato…), perché in quei momenti la concentrazione è massima. La sfiga colpisce sempre quando guardate “dall’altra parte”. “Da dove diavolo è bucata quella macchina?” e ancora… “Eppure stavo andando piano con la pit…”. Ma, sopra tutte le frasi, dette dopo un volo: “E dire che stavo facendo l’ultimo giro…”. Per forza, sei caduto!

Basta sbruffonate

Perdonate se sono sembrato uno sbruffone: i motociclisti spesso mostrano i segni del chirurgo come “cicatrici di guerra”. Anche io, credo, e se lo faccio mi comporto da stupido. Mio nipote di 11 anni mi ha lasciato con un palmo di naso (ve l’ho già detto che l’ho rotto tre volte) quando mi ha detto: “zio, però cadere è bello”! Ha ragione. La scarica di adrenalina che inonda il corpo mentre si scivola dopo aver perso l’avantreno a 200 km/h è una sostanza chimica fenomenale, la droga più potente esistente, durante la caduta in microsecondi vengono prodotti microgrammi di adrenalina che vi rendono forti come Ercole, in modo che i muscoli “tengano insieme” il corpo, il male non esiste, non vi dico cosa ho visto e mi è capitato senza sentire alcun dolore, e “picchia” in testa schizzando la vostra mente in una euforica, astratta dimensione. Ma poi tutto passa e restano i danni. Magari permanenti. Magari tali da farvi abbandonare la moto, il lavoro e metteteci un po’ d’immaginazione e ci arriverete da soli.

Però se protetti adeguatamente vi assicuro le cose cambiano sul serio. A sensazione direi che i danni si riducono del 50% e anche molto oltre, certo, invulnerabili non si diventa.

Dalla testa ai piedi

Abbiamo visto le caratteristiche di un casco perfetto per l’uso su pit bike, comprese alcune dritte per acquistare caschi quasi da top di gamma ma solo fuori catalogo per le grafiche sorpassate. Non diciamo di comprare caschi vecchi di 20 anni ma di 2, certamente e lo stesso discorso vale per gli stivali.

Abbiamo preso ad esempio due caschi, uno anche usato moltissimo, da Cross puro e uno decisamente più recente e leggero, che consigliamo per l’uso sulle nostre piccole belve.

Lo stivale da Cross tradizionale è molto “alto”, stupendo per alcune fantasie con la vostra compagna crossista, hem, ma anche pesantemente “blindato”, pesante e con la calzata che volutamente blocca l’articolazione della caviglia permettendo in sostanza la sola rotazione attorno al malleolo, per inserire le marce e frenare. La punta della suola è ricoperta da una corazza di acciaio, fissata con delle viti per evitare che gli urti (ora cominciate a capire che razza di impatti sopportano questi attrezzi di sicurezza?) ripetuti “aprano” un varco tra tomaia e suola. Questa è preferibile sia liscia, ci penseranno le “zanne” d’acciaio” delle pedane che addirittura alcuni affilano leggermente, a penetrare la gomma delle suole.

NOTA: gli stivali non si comprano usati, come i guanti e le mutande, d’altronde.

La nostra recensione

Gli stivali da Cross puro della nostra recensione sono della Axo, modello Dart, usati pesantemente, li abbiamo scelti per mostrarvi che anche se la manutenzione è stata praticamente assente (gli stivali vanno periodicamente puliti e va applicato un “lucido” che mantenga sia il colore sia la resistenza all’acqua, cosa mai fatta a questi Axo), sono ancora perfettamente efficienti, dopo una risuolatura che un calzolaio esperto ha realizzato alla perfezione per 60 euro, garantendo molti altri anni di vita a questi stivali davvero ben costruiti.

SCHEDA TECNICA

Marca: Axo.
Modello: Dart.

Struttura: la comodità è un’altra cosa, ma posteriormente oltre a un grosso rilevo protettivo il plastica e gomma è presente una articolazione a soffietto in pelle (finta pelle a tenuta d’acqua naturalmente), dato che la struttura è così rigida che senza non potreste articolare la gamba salendo sulla pit bike.

Chiusura: a quattro ganci (tipo quelli da sci), con “patelle” in plastica semirigida poste diverse altezze che oltre a garantire protezione infilandosi sotto uno dei lembi dello stivale, migliorano la calzabilità.

I ganci si regolano facendo scorrere delle linguette di plastica dentro apposite aperture che nascondono la dentellatura di blocco: il gancio, una volta sentito il tipico “clic” deve stringere bene la gamba e la caviglia: il buon senso vi eviterà la cancrena ma uno stivale lasco, che “balla” sulla gamba non vi proteggerà più fi tanto. Lasciamo a voi trovare il giusto abbraccio sul polpaccio… 

Vantaggi: corazzatura totale del piede, caviglia stinco, polpaccio e tenuta al 100% all’acqua anche se immerso appena sotto il bordo superiore. Anche dando il “pestone” a terra per mantenere verticale la moto, non si avverte il minimo urto.

Svantaggi: peso, vi dovrete allenare i quadricipiti della coscia per sollevare lo stivale in avanti a ogni curva.

Sicurezza: al top.

Sensibilità sui comandi: minima.

Prezzi: si possono trovare in offerta modelli anche molto più recenti a circa 150 euro. Tenete conto che un ultimo modello passa abbondantemente i 350 euro. Però entrambi possono durare una vita.

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La nostra recensione

Gli stivali Stivali Tcx Track sono dedicati dall’offroad leggero, fino a quello impegnativo. Non adatti all’estremo o a al rally. Più bassi rispetto agli stivali da cross, offrono un maggiore comfort anche dopo ore di utilizzo. La calcata è infatti simile a quella di uno scarpone da trekking più che a quella rigida di uno stivale da cross puro. Sulle pit bike a nostro parere sono ideali perché la piega del ginocchio che su una pit da Cross è più accentuata rispetto a quella definita su una moto da Cross/Enduro a “taglia piena” potrebbe portare uno stivale molto lungo a interferire con il bordo superiore con parti delle ginocchiere o dei rinforzi dei pantaloni. Il peso è decisamente inferiore, quasi la metà di uno stivale Cross, questo perché non sono presenti blindature estreme come le punte in acciaio, estese placche anteriori e posteriori la suola soprattutto non è cucita ma realizzata con la tecnica dello “scafo” incollato alla tomaia superiore. Le protezioni comunque sono posizionate negli stessi punti critici, ma realizzati con materiali tecnici più leggeri e per certi versi, evoluti, come materiali a memoria di forma. Insomma, sono più che sufficienti a proteggere il pilota in qualsiasi condizione d’uso e il minore affaticamento è una forma di protezione passiva, lasciando più margine di concentrazione al pilota, meno affaticato.

SCHEDA TECNICA

Marca: Tcx.
Modello: Track.

Struttura: tomaia in microfibra e pelle scamosciata. Suola a carrarmato, in teoria non risuolabile ma se trovate un calzolaio giusto, dopo una molata alla suola usurata saprà applicare una nuova, garantito.

Chiusura: a tre ganci (tipo quelli da sci), con “patella” in plastica morbida, con funzione anti acqua. Regolazione della lunghezza ganci molto facile, più semplice di quella di molti stivali in circolazione: il risultato è un’aderenza perfetta a piede, polpaccio stinco e malleolo. I ganci funzionano come quelli da sci una volta fatta la misura con la linguetta, si ingranano i denti de gancio che ruotando blocca tutto dopo che si è sentito il tipico “clac”! La calzata è molto morbida e lo stivale lascia più gradi di libertà al movimento del piede rispetto a un modello “tecnico”.

Vantaggi: corazzatura a del piede, caviglia stinco e polpaccio,  tenuta al 100% all’acqua ma da tenere conto del bordo superiore più basso dello stivale: oltre quello, l’acqua entra. Il comfort è sempre la maggior dote.

Svantaggi: La punta ha uno spesso risposto in gomma: ma l’acciaio è l’acciaio e pur non avendo avuto modo di confrontare dopo 10 anni di uso quali dei due cede prima,  diremmo che cinque dieci anni di uso sono garantiti anche perché con le pit non si affrontano a velocità astronautiche ostacoli e urti violentissimi.

Sicurezza: protezione dello stinco, della zona di azionamento del cambio e del malleolo. Mai accusato urti dolorosi dopo uso lungo e intenso.

Sensibilità sui comandi: molto superiore di quella concessa da stivali Cross, inferiore ovviamente a quella di stivali da turismo, che però durerebbero un decimo.

Prezzi: si possono trovare in offerta modelli anche molto più recenti a circa 130-150 euro. Se scommetteremmo sulla durata a vita degli stivali da cross, su questi potremmo scommettere solo fino a quando avrete 50-60 anni.